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A&P Report La mosca e il fiore
Notizie e contrappunti dalla rete
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Sommario
· La differenza sessuale non è conflitto tra i sessi · Gandhi e Mussolini. I miti degli ignoranti. · La morte di un uomo scomodo, Milosevic · Lettera ai giornali sul caso Jennifer, la giovane uccisa dall'amico · La violenza contro le donne Perché l'88,6% delle violenze provengono da persone che la donna stessa ha scelto come compagno? · La violenza delle donne in ambiente domestico · Napolitano I di Borbone · Pena di morte. C'è un silenzio assordante: quello del papa · Solidarietà al direttore scolastico di Vigodarzere (Padova) |
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Dopo esplicite richieste pubblico un mio commento in risposta ad un quesito che mi era stato posto online sul tema della ripetute violenze sessuali subite dalle donne. In merito ai numerosi successive riscontri e commenti ribadisco l'assoluta importanza di abbandonare ogni approccio al problema che implichi un giudizio di colpa attribuito alle donne o agli uomini: il conflitto sessuale, da cui si fa derivare la violenza che spesso colpisce le donne, ha le sue profonde radici nel controllo affettivo, religioso e familiare che esclude o intralcia il ricambio di generazione. LA DIFFERENZA SESSUALE NON E' CONFLITTO TRA I SESSI MA CONFLITTO TRA GENERAZIONI !!! Solo
gli idioti credono che la violenza sessuale ed affettiva abbia una valenza
maschile. La propensione a fare del male, all’aggressività o
all’autolesionismo è proporzione esatta del disagio sperimentato dal
soggetto nella sua formazione, senza che vi sia stata possibilità di
elaborarlo o di farsene una ragione. Da questo punto di vista il grado di
disagio che è insito nelle donne anche a livello strutturale e formativo
è infinitamente più alto di quello maschile. La
violenza visibile, quella eclatante è solo l’effetto di un disagio ben
più profondo che risiede nelle motivazioni dello stato d’animo e dei
rapporti umani. La violenza visibile ha sempre una motivazione profonda
nelle cause affettive che la determinano. Possiamo dire che la sofferenza
affettiva sia la violenza in sé come origine, motivo e spinta
all’effettuarsi della violenza. Le
statistiche più obiettive rilevano come in famiglia, cioè nel mondo del
privato affettivo, la maggior parte delle violenze sia ad opera delle
donne: sui figli, nel conflitti coniugali, nelle separazioni. La
prevalenza maschile è netta solo nel caso di abusi sessuali sui minori.
Ma anche in questo caso non è stata mai rilevata la compresenza costante,
visiva, consapevole della donna per la durata, spesso di anni, delle
violenza sui figli. Molto spesso è il nuovo convivente della donna ad
operare abusi sui figli. La natura motivante della donna non è mai
rilevata: essa è sempre e solo la vittima dell’uomo e del suo fallo. Nessuno
ha mai pensato che la moglie di Pacciani, per esempio, fosse responsabile
quanto e forse più dello stesso mostro di Firenze, quando questi abusava
delle figlie fino all’età di 17 anni. Non era una donna succube. Lo
testimoniano i giornalisti ed i fotografi aggrediti senza tanti riguardi
dalla furia della personalità della donna. Non era una semplice
osservatrice, altrimenti avrebbe denunciato il marito. Allora era la CAUSA
efficiente di quanto avveniva nel suo regno domestico!!! E’
tanto difficile da capire? Che dire poi della madre del mostro Stevanin,
lo squartatore veneto che sul modello di Psycho adescava ed uccideva
giovani ragazze per seppellirle nel giardino di casa dove conviveva con la
madre. Da dove deriva tanta perversione spesso agita dai maschi? Cosa
pensate di una donna che esce a cena con un uomo dalla personalità
potenzialmente assassina? Pensate che la naturale sintonia
dell’inconscio affettivo non registri immediatamente la natura violenta
riposta in una persona? Perché allora si crede alla giustificazione
“prima non era così, lo è diventato dopo sposato”, che le donne
danno quando scoprono di stare con un mostro. Vi fidanzereste con uno
psicopatico, lo sposereste, ci fareste dei figli, ci vivreste per degli
anni esponendo i vostri figli egli effetti di questa situazione?
Portereste i vostri figli a giocare con una tigre sanguinaria se non foste
voi stesse delle persone perverse che usano la violenza di un soggetto per
sfogare i vostri istinti crudeli e perversi? Allora
perché le statistiche di Telefono Rosa denunciano che il 90% delle
violenze dichiarate dalle donne è ad opera di marito, convivente, amico e
figlio, cioè le uniche persone sulle quali la scelta della donna ed il
suo arbitrio sono assoluti, arbitrari ed effettivi? È
ora di finirla con questo sessismo razzista che vuole fomentare una
assurda guerra tra i sessi. Questo accade solo perché non si vuole
prendere in esame la vera natura del difetto di emancipazione
dell’umanità. La componente femminile è schiacciata in modo
strutturale nel naturale processo di formazione e di individuazione.
Questo non avviene per colpa del maschio. Non si tratta di un conflitto
tra generi: ma tra generazioni! La
donna è molto più oppressa nel confronto con la propria madre di quanto
non lo sia il maschio. Da Eva maledetta da dio-madre, a Maria castrata e
immacolata per non entrare in concorrenza con la madre spirito santo
cristiana, alle infinite figliastre che subiscono le angherie delle
streghe e matrigne. Dai tempi di Demetra invidiosa del nuovo regno
coniugale conseguito dalla figlia Core al punto da pretendere una assurda
restituzione della figlia al suo esclusivo pos-sesso,
da sempre la figlia si vede insultare e deprimere ogni sviluppo
della sua autostima e del suo scarso narcisismo ad opera di sua madre. Da
sempre Psiche, per conquistare Amore (come nella celebre favola di Apuleio)
è costretta a un percorso doloroso per emanciparsi dall’invidia e dalla
malevolenza di sorelle, madre e suocera.
La giovane donna è spossessata del sesso, infibulata dalla vecchie
del clan dominante, confusa nel burka con le vecchie a scapito del suo
oggettivo potere di attraenza sul modo maschile. In ogni epoca la violenza
sulla donna è la conseguenza diretta o indiretta della totale mancanza di
generosità della madre contro la figlia! Il potere matriarcale costituito
già esercita un effettivo controllo su maschi e donne da lei partoriti;
opera nell’intento di allontanare la nuova generazione di donne dallo
stesso potere che esse possono acquisire attraverso un’affettività
autonoma ed una nuova maternità. La
differenza sessuale è un conflitto tra generazioni, proprio come il
conflitto tra le classi nella trasposizione economica del potere e del
pos-sesso. Ecco
la causa dell’innato masochismo e del sadismo che invade di disagio
l’esistenza della donna: sempre perseguitata da un persecutore, una
bestia, un drago, un King Kong peloso (ambivalente e materno), la giovane
donna non ha ancora decifrato la natura domestica della violenza che la
condanna all’infelicità. È troppo comodo prendersela con il maschio! Le
religioni monoteiste confermano e fanno apologia di questa estrema
violenza sessuale della donna sulla donna. Esse sono la causa di ogni
violenza nell’individuo e nella storia. La Grande Madre sanguinaria
imperversa impunita e crudele fin dai tempi della Matri-Arca di Noè che
punisce nel diluvio atomico la disubbidienza e la pretesa di autonomia dei
figli creati. Questa pretesa della madri monoteiste di confondere la
prerogativa di partorire identificandosi con dio è la cosa più schifosa
che l’umanità abbia mai prodotto. È ora di finirla con le religioni.
Con quella monoteiste più che mai. Hanno operato troppi MA-SACRI
rimanendo impunite nella storia e confidando nel parricidio e nel
figlicidio come scarico dell’aggressività accumulata dalla loro
perversione. Sarebbe ora di bruciare le chiese, colpendo in questo modo
almeno la parte organizzata socialmente dell’apologia del dominio e
della distruzione umana. Ciao. S.M.
Gandhi e Mussolini I MITI DEGLI IGNORANTI. Nel cosiddetto pacifismo c’è
tanta violenza paragonabile solo alla sua rimozione. L’uso della
forza è una componente normale della vita non può essere rimossa
per principio religioso. È solo una opzione che deve essere
subordinata alla ricerca del benessere dell’individuo e alla
qualità delle sue relazioni sociali, mai in contrasto con il
contesto ambientale e biologico. Casomai al servizio delle
necessità nel ricambio di generazione e nel conflitto tra classi. Ho
sempre diffidato dalla retorica gandhiana, una specie di
cristianesimo di ripiego. Non trovo nulla di strano che la storia
documenti una convergenza tra Gandhi e il fascismo: ipocrisia e
arroganza sono due manifestazioni perverse della soggettività
umana immatura o negata. Come trovo schifoso e rivoltante il
ghigno di madre-teresa-di-calcutta: la piaga purulenta
della lebbra è solo la metafora proiettiva di ciò che lei
intende per il proprio sesso! Non le resta che toccare le piaghe
degli altri, visto che la sua se la vede così brutta. Magari
questa fosse solo una battuta di cattivo
gusto: è la vera motivazione di base del suo agire. S. M. §§§ Il
Gazzettino
Domenica, 26 Marzo 2006
IL CASO Si sia trattato di infarto vero o
di omicidio ben mascherato, la sua uscita di scena ha tolto dall’imbarazzo
il Tribunale penale internazionale La morte di un uomo scomodo, Milosevic Aveva il torto di difendersi troppo bene con ottimi argomenti - Una
Corte normale l’avrebbe assolto, ma all’Aja sarebbe stato impossibile di MASSIMO FINI Si sia trattato effettivamente d'infarto o di un omicidio abilmente
mascherato e lentamente consumato, la morte di Slobodan Milosevic ha tolto
una scottatissima castagna dal fuoco al Tribunale internazionale dell'Aja
che lo stava giudicando e tutti coloro, americani in testa, che avevano
voluto quel processo che, iniziato con grandi strombazzamenti, stava
andando avanti stancamente da quattro anni nell'imbarazzato silenzio della
stampa occidentale. Perché Milosevic aveva il grave torto di difendersi
troppo bene. E non tanto perché nella vita civile era stato un ottimo
avvocato, ma perché aveva molti argomenti per farlo. La storia delle
«guerre slave» è stata infatti scritta nel solito modo manicheo; da una
parte i carnefici, i serbi, dall'altra le vittime, i musulmani, bosniaci e
kosovari, e i croati, in mezzo gli americani e alcuni Paesi della Nato nel
ruolo dei «giustizieri della notte» che riparano i torti e riportano le
cose al loro giusto posto. Ma non è andata proprio così. §§§ Il Gazzettino
di Padova Martedì, 16 Maggio 2006
Riflettere
sul ruolo della famiglia È successo ancora. Jennifer, una giovane vittima di violenza
da parte del solito amico, fidanzato, marito, amante. Queste
categorie sembrano essere una potenziale minaccia nella vita di
una donna: già Avvenimenti (25/06/1997) pubblicava il resoconto
di Telefono Rosa secondo il quale l'89\% delle violenze denunciate
dalle donne provengono dai compagni con i quali intrattengono
relazione. Nessuno tuttavia coglie il senso più sconcertante di
questo dato: perché la violenza non è opera di un estraneo, ma
di un soggetto che è stato vagliato e in precedenza accolto dalla
donna stessa? La Bella e la Bestia, King Kong, il Drago e la
fanciulla prigioniera. quale maledizione incatena la giovane donna
ad un destino preordinato di violenza? Suggerisco di rileggere le
favole - se non si vuole affrontare lo studio della psicoanalisi
(consiglierei: E.Neumann, La psicologia del femminile, Astrolabio)
- perché anche le favole insegnano che la componente masochista
nella persona è l'inevitabile effetto di un affetto sadico
nell'educazione familiare. La letteratura spontanea riporta il
ruolo della strega, della matrigna e della dormiente avvelenata,
la figlia infelice, spesso destinata a dover morire per risorgere
a causa dell'invidia materna. Una educazione fondata sul peccato,
sull'esproprio della sessualità, sul sacrificio del figlio genera
inevitabilmente nei giovani una pari disposizione all'autodistruttività.
È ora di fare delle serie riflessioni, anche sugli organi di
informazione, perché l'insopportabile responsabilità della
crudeltà negli eventi di cronaca ricade sulla coscienza di
ciascuno. Non si può tacere con omertà ed omissioni. Bisogna
riflettere innanzitutto sul ruolo della famiglia e dell'educazione
religiosa improntata ad esaltare il ruolo salvifico della morte
del figlio. Può la salvezza derivare dal sacrificio di un debole?
Non l'assenza di questi valori, ma la loro egemonia
nell'educazione dei giovani genera una realtà di violenza e
disgrazie.
Fa riflettere soprattutto il discutibile gesto della madre di
Jennifer che non esita ad ostentare il corpicino di un bimbo,
l'ennesimo, mai nato all'amore vero dell'uomo.
Sergio Martella
Padova §§§
Osservatorio sulla violenza di
genere Secondo una
indagine di
Telefono
Rosa, l' 88,6%
delle violenze subite dalle donne in Italia è ad opera di:
marito 67,9%, convivente 12,4%, fidanzato 4,4%, amico 2,7%,
figlio 1,4%
Si tratta delle uniche persone che le donne hanno
"liberamente" selezionato, scelto o educato nel corso della loro
esistenza!
E' evidente che il problema delle violenza contro le donne non
si può ridurre ad uno stereotipo della violenza al maschile. Se le donne
incontrano questo disagio - in modo non casuale, ma determinato al punto da non
saperlo distinguere nelle persone che scelgono di frequentare - si tratta di una
violenza profonda che è già presente nella formazione della personalità della
donna a partire dalla famiglia di origine.
La sub-cultura cattolico-cristiana rivela nei suoi stereotipi
la relazione senza reciprocità e senza rispetto che intercorre tra la trinità
matriarcale dello spirito santo e la figlia Maria. La giovane è in grado di
attrarre il mondo maschile, in grado cioè di mettere in mora la propria madre, perché
lei stessa è donna e in grado di procreare. Le rappresentazione di tutti i tempi
raccontano di come la madre si volge, allora, in matrigna, al punto da privare di
ogni proprietà sessuale la figlia per legarla unicamente all'obbedienza ed al pos-sesso.
Proprio come la matrigna-strega delle fiabe, o la madre Demetra quando si indigna
e rende sterile la terra perché la figlia ha trovato uno sposo ed un suo regno
presso l'Ade, affrancandosi dalla madre e in un certo modo superandola. Miti e
fiabe, tuttavia, prospettano una soluzione al conflitto. La trinità matriarcale dello spirito santo
non si limita a rappresentare, ma istituzionalizza la prevaricazione storica
sulla figlia per prevenire il potere nascente della giovane: pretende la figlia
vergine, senza sposo e senza libertà di scelta sul proprio corpo e sulla
procreazione. Tutto avviene per opera dello spirito santo e deve restare sotto il suo
controllo.
Da qui nasce ogni violenza sul corpo della donna, dato che la
sua stessa identità familiare, la madre, ne espropria, in modo preventivo per
invidia e interesse, ogni autonomia sessuale ed affettiva.
La metafora cristiana è soprattutto una prescrizione di fede:
è l'apologia e la prescrizione delle dinamiche perverse che si oppongono al
ricambio di generazione. Giustifica e conferma la mancanza di generosità nella madre
che controlla e limita l'autonomia sessuale della
figlia per una inconfessabile invidia. Quale amor proprio, quale soddisfazione
affettiva la donna figlia può mai sviluppare nel proprio Io?
Il masochismo della donna è una componente endemica in questa
cultura. L'infelicità e la violenza sono i suoi naturali correlati. Ecco
svelato l'arcano di un destino votato al fallimento degli affetti!
Naturalmente, l'abusato di ieri diviene il persecutore di
domani. Ed ecco che, a ben leggere la diversa natura dell'aggressività nei maschi e
nelle donne, in quali modi si può esprimere la coppia sadismo-masochismo, cioè
la violenza, anche quando è espressa dalla donna:
Dati sulle
violenze domestiche non diffusi dai media (Disponibile
testo originale in inglese)
Traduzione dal testo originale a cura della dott.ssa Ilaria
Sorrentino, consulente economico-aziendale http://www.dirittoefamiglia.it/Docs/Altri/scienza/DVReportITA.html
VIOLENZE IN AMBIENTE DOMESTICO Chi il colpevole? Chi la vittima? Quale la soluzione
Un rapporto speciale di: Revs. Sam e Bunny Sewell Science, Politics and Domestic Violence Perché vi è stato mandato questo rapporto? Stiamo mandando questo rapporto ai media, e a quelle persone
ed enti che si occupano di violenze in ambiente domestico, nella speranza di
poter correggere un grave equivoco su tale tema. Vogliamo rendere noto innanzitutto che lavoriamo contro le
violenze in ambiente domestico da pi di 10 anni. Uno di noi tra i fondatori del
dipartimento locale contro gli abusi. Siamo membri del "Century Club";
quelli che contribuiscono con pi di 100 $ al centro di assistenza alle donne.
Abbiamo sponsorizzato manifestazioni di beneficenza per il nostro centro di
assistenza contro gli abusi. Appoggiamo i servizi che vengono forniti alle
vittime. Purtroppo, la maggior parte delle associazioni di assistenza alle donne
non conosce a fondo le cause e le caratteristiche del problema della violenza in
ambiente domestico. L'equivoco sul tema della violenze in ambiente domestico così
diffuso che le amministrazioni di città e contee, i tribunali, le forze della
legge, i pubblici ministeri, le cliniche di igiene mentale, e altri enti
finanziati dallo Stato stanno appoggiando programmi basati sulla propaganda
femminista più che su responsabili studi scientifici. Tali studi scientifici
rivelano una visione del problema sorprendentemente diversa. Presentiamo un
estratto di una ricerca sulla violenza in ambiente domestico realizzata da noti
esperti di scienze sociali. Vi preghiamo di aiutarci a fare in modo che questa
importante ricerca sul tema della Violenza in ambiente domestico raggiunga il
pubblico. Vuoi: Altre copie di questo rapporto - Altri rapporti e
articoli sulla famiglia - Citazioni per ricerche e studi - risposte via e-mail
da parte di giudici, procuratori, avvocati, riviste giuridiche, editori di
pagine web, ecc. Scrivi a: New World Ministries - Family Resources Index §§§ ...
IN FABULA
Intervento della polizia nel lussuoso
appartamento della coppia
Rebekah Wade, che aveva guidato campagne
contro la violenza domestica, ha spaccato il labbro al consorte,
l'attore Ross Kemp.
con il marito
Ross Kemp (Ap)
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Napolitano I di Borbone
27 nov 18:31 Napolitano: Stato e Chiesa hanno comune missione educativa NAPOLI - "Abbiamo bisogno di una grande sinergia, sono persuaso che, Chiesa e Stato, siamo chiamati a servire gli stessi valori di moralita', di eticita'" soprattutto nelle situazioni sociali piu' difficili. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nella basilica di Santa Maria della Pieta', dove e' intervenuto dopo il cardinal Crescenzio Sepe, vescovo di Napoli. (Agr) |
MA
ALLORA È VIZIO, NON UN SEMPLICE OPPORTUNISMO POLITICO! Lo
Stato insiste a dichiararsi convergente e unitario con i cosiddetti “VALORI”
della chiesa di roma Nonostante
l’intera storia d’Italia dimostri che l’identità nazionale, il
progresso scientifico, l’emancipazione sociale, la liberazione contro il
nazifascismo, e tutte le conquiste democratiche siano state ottenute a
costo di duri sforzi sempre contro e nonostante l’egemone opposizione
della chiesa, Napoletano I di Borbone, Presidente del Feudo delle Due
Sicilie, insiste nel glorificare la santa alleanza con la chiesa
cattolica. In questo modo dimostra di voler prospettare, come prima di lui
hanno fatto i Borboni, Mussolini, i democristiani e Craxi, una fine
tragica per sé, per il suo statuto e per il governo. Nei
quartieri di mafia, nei luoghi del più squallido degrado, dove non esiste
lo Stato, né la giustizia, né i servizi, né la dignità dei diritti,
proprio lì, non è mai venuta meno la presenza egemone, radicata, e
profondamente condivisa dell’educazione sanfedista cristiana: con le sue
chiese, gli ori e le processioni, con la falsità dei riti di sangue, i
cuori trafitti, i fallimenti
e le tragedie programmate. Non è la mancanza dei valori cristiani,
dunque, il motivo del venir meno della civiltà sociale, ma proprio la
presenza indiscussa ed accettata di quei precetti infausti è ambiguamente
connessa allo sviluppo delle peggiori perversioni. Unica
nota positiva, una cinquantina di studenti, aderenti a collettivi di
sinistra, che ha vivacemente protestato all'Universita' 'Federico II' di
Napoli, dove si trova il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
per l'inaugurazione dell'anno accademico. Parafrasando
Nietzsche, quando si riferisce al sacrificio di Cristo, non resta che
dire: |
Pena
di morte. C'è un silenzio assordante: quello del papa Saddam,
«l'esecuzione è ineluttabile» Il
premier Al Maliki: sentenza né rivista, né rinviata. Giallo sulla
consegna agli iracheni L’Unione
europea sembra orientata nel condannare il ricorso alla pena di morte, che
invece è programmata dagli USA. In questo quadro di valutazioni si fa
strada un silenzio davvero
assordante: quello del papa Benedetto XVI. La nota ipocrisia sulla
sacralità della vita, sbandierata in materia di aborto e quando fa comodo
alla politica del Vaticano, si infrange nell’attuale propensione di
fedeltà alla politica militare USA. Non
solo bisogna sottolineare l’ennesima prova di ipocrisia e violenza
oggettiva del Vaticano, ma anche e soprattutto bisogna registrare l’ipocrisia
colpevole dei cattolici tutti italiani. Nessuno si alza per criticare dall’interno
delle loro istituzioni l’incongruenza morale, etica e religiosa. In
special modo quelle associazioni accreditate nella “sinistra”, come
“Nessuno tocchi Caino”, che proprio in queste palesi contingenze si
rivelano per quel che sono: emanazioni del potere centrale del Vaticano.
Enclave e teste di ponte nella cosiddetta cultura laica in Italia. L’apologia
della pena di morte era nel catechismo della chiesa cattolica fino all’edizione
1992 delle Edizioni Vaticane. |
Solidarietà al direttore scolastico di Vigodarzere (Pd) Solidarietà ed un plauso al direttore scolastico di Vigodarzere (Pd), Vincenzo Amato che, coerentemente con il suo ufficio, ha difeso il principio cardine di laicità della scuola e dello Stato, contrastando il ruolo di padrino nell’inaugurazione della scuola al vescovo di Padova. La civiltà di una società si misura dalla capacità di distinguere l’identità di parte (p.es. quella teologica) dal complesso delle norme che garantiscono la convivenza delle diverse identità, sulla base di diritti e doveri. Per un vizio congenito, la chiesa cattolica confonde se stessa e i propri valori per l’universalità della fede, dell’etica, della morale. Per tale errata presunzione di universalità essa si impone come presenza egemone ben al di fuori degli ambiti propri, invadendo tutti i luoghi comuni e pubblici che sono, invece, i contenitori e le strutture di garanzia delle pluralità. In quanto fede, cioè pensiero assoluto, la chiesa non può essere garante di altre fedi o del diritto dei non credenti. Occorre ricordare che il Vaticano non ha mai ratificato la Carta dei Diritti dell’Uomo? Che la sua morale non escludeva (fino all’edizione 1992 del Catechismo, p. 557) il “diritto e il dovere” di applicare la pena di morte? Che i fondamenti della scienza, i diritti di emancipazione sociale, la stessa costituzione dello Stato italiano sono avvenuti contro e nonostante l’opposizione storica della chiesa? Dall’inquisizione, agli stermini di evangelizzazione, all’antigiudaismo dei concordati con il nazifascismo, fino ai roghi crematori della Shoa, i cosiddetti valori della chiesa hanno sempre convissuto ambiguamente con i più grandi orrori dell’umanità. Nei
quartieri di mafia, nei luoghi del più squallido degrado, dove non esiste
lo Stato, né la giustizia, né i servizi, né la dignità dei diritti,
proprio lì, non è mai venuta meno la presenza egemone, radicata, e
profondamente condivisa dell’educazione sanfedista cristiana: con le sue
chiese, gli ori e le processioni, con la falsità dei riti di sangue, i
cuori trafitti, i fallimenti
e le tragedie programmate. Non è la mancanza dei valori cristiani,
dunque, il motivo del venir meno della civiltà sociale, ma proprio la
presenza indiscussa ed accettata di quei precetti infausti è ambiguamente
connessa allo sviluppo delle peggiori perversioni. Come possono
sostituirsi allo Stato, quale universalismo hanno da insegnare ai bambini
della scuola pubblica italiana i rappresentanti di una identità che, nei
loro feudi (Stato vaticano e gerarchia ecclesiale) non hanno mai indetto
una elezione democratica, mentre propongono il modello di una autorità
divina che, in veste di Genitore, non esita a sacrificare il proprio
figlio per educare l’umanità (mutata in branco di pecore) al principio
sadico del capro espiatorio? È il caso di ribadire con forza che la
salvezza dell’umanità deriva dall’educazione al rispetto, alla
responsabilità e non (mors tua vita mea) dalla morte procurata di
un debole. Allora, chi è il responsabile occulto della degenerazione nei
giovani e della devianza sociale? |