La Sfinge nella Metafora Sociale

 

Il parricidio, paradigma del massacro

  Giocasta è la sfinge!

 

È il grande merito della psicoanalisi l’aver compreso che per sapere del presente si debba parlare dell'infanzia vissuta, fin dalle fasi che precedono il debutto alla vita. Alice Miller riporta l'acquisizione scientifica secondo cui i rilevamenti compiuti sul feto hanno rivelato che sin dai primi attimi di vita il bambino è in grado di recepire e di apprendere atteggiamenti sia di tenerezza che di crudeltà; quindi l'analista svizzera esplicita correttamente la correlazione tra la personale storia fisiologica e soggettiva di ciascuno da una parte e la storia dell'oscurantismo (pedagogia nera della religione) o del sapere scientifico dall'altra[1]:

 

La prova matematica che Galileo Galilei presentò nel 1613 per convalidare la tesi copernicana, secondo cui era la terra a ruotare intorno al sole e non viceversa venne definita 'falsa e assurda' dalla chiesa. Galilei fu costretto all'abiura, e finì cieco i suoi giorni. Solo trecento anni dopo, finalmente, la chiesa si decise a rimediare al suo errore e a cancellare dall'indice gli scritti di Galilei, lasciando loro libero corso.

Oggigiorno ci troviamo in una situazione analoga a quella in cui si trovava la chiesa ai tempi di Galilei; con la differenza però che la posta in gioco è assai più alta, in quanto il nostro decidere a favore della verità o dell'errore avrà conseguenze più pesanti per la sopravvivenza dell'umanità, rispetto a quelle che poteva avere nel diciassettesimo secolo. (...) è stato provato (anche se resta proibito prenderne atto) che le conseguenze perniciose dei traumi subiti da bambini si ripercuotono inevitabilmente sull'intera società (…).

 

I sentimenti di ira, impotenza, disperazione, desiderio struggente, paura e dolore – ormai scissi dallo sfondo che li aveva motivati – continuano tuttavia ad esprimersi in atti distruttivi rivolti contro gli altri (criminalità e stermini) o contro se stessi (tossicomanie, alcolismo, prostituzione, disturbi psichici, suicidio).

 

Sfuggiva ancora alla Miller, come ulteriore estensione della sua scoperta (estensione tanto ovvia, in relazione alla premessa,  quanto difficile da accettare data la portata), la consapevolezza nel delineare la completa responsabilità del ruolo materno nella determinazione del destino, che la stessa religione possiede una natura matriarcale e che, per di più, il potere di influenza affettivo della madre sul destino dei figli continua con immanente efficacia anche in età adulta in virtù e ben oltre l'imprinting dato sull'identità-destino dei (clo)nati nella progressione gestazione-parto-accudimento.

Tutto ciò, in estrema sintesi,  era già chiaro nell'enigma della Sfinge, che uccide impunemente chiunque si accinga alla prova della verità, finché non viene svelato da Edipo che è proprio della vita dell'uomo e del corso del suo destino che si tratta!

Giocasta è la sfinge. Beffata sul piano della coscienza nel ruolo di donna, il suo inconscio realizza il destino in veste di sfinge divina, emblematica sembianza dell'anima(le) grande-madre, il cui desiderio è l'incesto ed il dominio sul genere umano partorito.

 

Rassegna degli affetti: mafia, madre patria e malattia

 

La storia dell'umanità è stata ed è ancora sagra del ma-s-sacro: tributo di sangue sull'altare della madre per compensarne la mancanza e la perdita. È ancora Freud che afferma che la verità è terapeutica. Essa risolve la ferocia dell'enigma. Abbiamo il dovere di dire che, da sempre, la storia è l'imperversare irrisolto alla coscienza della sacralità materna: dai giovani offerti nel labirinto al minotauro, ai morti nelle guerre per la madre patria, ai campi di sterminio, ai morti sul lavoro o al cordone della catena di montaggio, alla dipendenza artificiale della droga, ai fatti di sangue delle famiglie mafiose (fatti dolorosi, flussi sanguinosi delle "nostre cose", cose di mammasantissima)[2]. Fino all'affezione di ogni epidemia come controllo dei rapporti sociali, all'affermazione di una modalità di cambiamento famigliare attraverso la malattia e la morte dell'altro. Ma-lato è il lato materno di ogni regressione alla dipendenza forzata e all'allettamento. Distruttività e cura possono coincidere se da una sanità sociale (nel pubblico interesse) e affettivamente disinteressata si passa ad un interesse privato.

La salute è pubblica, ma ci si ammala nel privato. Non si può infatti che essere affetti da una malattia. E l'affetto è prerogativa privata.

Così a Tebe l'epidemia segnala l'affermarsi dell'incesto[3]. Le connessioni linguistiche, come le libere associazioni di senso, ingenuamente registrano i clamorosi misfatti del matriarcato. Sulla base della psicolinguistica lacaniana o della coinematica di Franco Fornari[4] è un esercizio istruttivo quello di isolare il fonema ma... e studiarne i possibili abbinamenti di senso su un comune dizionario. Non vale l’obiezione sul rigore esegetico dell’etimologia: ogni associazione del senso è contiguità psico-neuronale, traccia chimica di un cortocircuito pulsionale, è libera associazione nel senso freudiano che rifugge da ogni logica strutturale; come il senso, diverge da ogni descrizione. L’onirico irrompe nel linguaggio, non solo come eccezione del sogno, dell’errore o della psicosi: le parole sono già descrittori fedeli del vero al di qua di ogni intenzione. Come i miti, si inventano da sé, sulla base del reale.

 

 

L'azienda madre e le azioni filiali

 

Il controllo sul destino dei figli è immediatamente produzione di controllo economico e sociale. La nazione, ossia il luogo in cui si vuole identificare la propria nascita non si chiama forse madre patria? Nella retorica, il significante della italianità si ripropone nell'unità genitoriale, ma declinato al femminile (patria)[5]. Perché il suolo divenga sacro occorre che molto sangue sia versato (massacro).

Anche il paradigma capitalista deve buona parte del suo connotato di alienazione alla coerenza di ispirazione matriarcale. Nel comune linguaggio finanziario è banale constatare fino a che punto l'azienda madre possegga e controlli le azioni delle filiali. Il riferimento alla dipendenza nel lavoro, per esempio nell'esemplificazione della catena di montaggio della produzione, non allude forse al cordone ombelicale o allo storico servaggio dei figli verso il genitore? È quanto mai opportuna una rilettura in questa chiave di dialettica biologica delle leggi sul valore dell'essere, dell'avere e dei modi di produzione. Si può rintracciare la genetica della proprietà privata nella determinazione al possesso operata dalla madre; e si fa chiarezza, finalmente, sull’impossibilità di prefigurare una transizione verso il comunismo senza una rivoluzione sessuale. Non il comunismo arcaico a cui tanti hanno creduto, timorosi della stessa rivoluzione industriale; ma l'idea marxista di superamento, nell'emancipazione dell'individuo sociale, dell'alienazione imposta dalla dittatura borghese.

Nell'intuizione di Engels l'origine della famiglia ha molto a che fare con lo sviluppo della proprietà privata e della sua forma pubblica e plurale. È interessante reinterpretare i rapporti di sfruttamento e l'incapacità di rispetto umano come proiezione sociale della mancanza di riconoscimento dell'autonomia e dei bisogni dei figli nel dettato matriarcale.

Almeno formalmente nel Manifesto di Marx ed Engels[6] si legge:

 

Ci rimproverate voi di voler abolire lo sfruttamento dei figli da parte dei loro genitori? Noi questo delitto lo confessiamo.

 

Non si tratta di speculazioni della sovrastruttura. Il primato dell'economia è secondo solo a quello della fisiologia e dei bisogni affettivi. La delega, l'obbedienza passiva verso il dominio, l'attitudine a subire la legge naturale dello sfruttamento sono la disposizione in fase secondaria e sociale di uno stile degli affetti famigliari basato sul possesso privato del corpo e dello spirito dei figli da parte dei genitori: la madre in qualità di identità gerente e il padre nella funzione di reclusore, portinaio della prigione. La proporzione di abuso sui figli traspone la fisica del ruolo di genitore nella metafisica di dio e padrone.

 

 

La religione capitale

 

La religione cristiana è il credo religioso più congeniale al capitale. Nel lavoro che avrebbe dovuto costituire il libro quarto del Capitale[7], lo stesso Marx torna a ribadire che

 

Il cristianesimo è la religione specifica del capitale. (...) Per l'uno tutto dipende dal fatto se egli [l'uomo] ha fede [se è credente], per l'altro se ha credito. Oltre a ciò, nel primo si aggiunge la grazia, nel secondo il caso, se egli è nato ricco o no [la garanzia].

 

Il capitale in realtà non afferma nulla di virtuale quando conferma l'ideologia cristiana a sostegno morale dell'ideologia del profitto: gli viene facile programmare la mistificazione in quanto è esso stesso alienato ed alienante.

Necessità del controllo, mantenimento dei privilegi e uso obbligato della tecnologia sono i veri motivi ispiratori del processo di mondializzazione dell'economia a cui stiamo assistendo. Il fenomeno non riguarda solo gli aspetti economici; ad un aumento spropositato della ricchezza e del sapere corrisponde un bisogno di sfondare, in modo programmato, verso il basso le condizioni di vita di intere popolazioni (in consistente misura anche nei paesi avanzati) al fine di ridurre i costi di produzione e per rendere ancora proficuo il ciclo di valorizzazione del capitale secondo le sue leggi di mercato.

Gli aspetti di gestione culturale della popolazione sono programmati di conseguenza. Una cultura ludica o parziale o comunque improntata alla mediocrità è quanto di più compatibile il potere economico si può oggi augurare. Reinvestire nel potere di addormentamento delle coscienze, di integrazione ed asservimento tipico della funzione sociale della religione è quasi un percorso obbligato per i poteri forti che gestiscono, per i loro interessi, l'insieme delle relazioni sociali. Il paese della cuccagna è anche il paese dell’inganno e dell’illusione.

In questo contesto appare logico lo sforzo che la Fondazione Agnelli attua da tempo per valorizzare, in termini di sacralità, la centralità della multinazionale torinese a cui fa capo. Il restauro ideologico e l'ostensione mass-mediatica della Sacra Sindone ne è l'esempio più eclatante. L'uso massiccio e spregiudicato dei media per fare di uno dei più noti simboli dell'oscurantismo e dell'attitudine alla falsificazione storica propria della chiesa di Roma un nuovo oggetto di culto suggestivo, dimostra quanto verosimilmente oggi si possa parlare di media-evo e di falsismo, proprio per la tendenza dilatata alla falsificazione virtuale che la necessità del controllo impone a fronte delle aumentate potenzialità di emancipazione.

E per ironia tragica della sorte è occorso un evento che conferma la sostanziale immanenza di questa identità: il 14 dicembre 1997, domenica, giorno del signore, giusto all'età di trentatre anni moriva Agnelli junior nipote di Giovanni. Non è solo una fatalità, è una tragica coerenza.

Il valore suggestivo della sindone è in ciò che essa rappresenta simbolicamente nella qualità insieme di lenzuolo, placenta e sudario[8]. La suggestione trova conferma nella volontà di possesso che la madre cristiana, più di ogni altra, attua sul corpo del figlio. Il figlio è esistito ed esiste come fallo della madre (ad edificazione della mancanza: la falla). Il suo corpo è il fallo autoprodotto dalla madre. La possessione in quanto ossessione del possesso si perpetuerà quindi, con tutti i precetti morali, sul fallo bambino. Fino all'estremo limite in cui egli può diventare uomo. In questa proprietà matriarcale e ginocentrica trova il suo fondamento tutta la teologia cristiana, come pure la genetica della proprietà privata nella trasposizione del sociale.

Trentatré anni sono un limite che non si può ignorare: o il figlio diventa uomo e si avvia al suo debutto affettivo e sociale o la sua vita viene negata nella sua essenza più estrema. Nella mistica dolorosa della madre cristiana il figlio arriverà a lasciare l'impronta nel sudario placenta nel quale lo ha soffocato, pur di non doversene staccare. C'è di che vantarsi di tanta dedizione! La suggestione trova così in questa appartenenza ostinata il fondo della sua materialità per generare consenso nelle masse di pii fedeli. Una sindrome di immaturità e di sadiche passioni rivela il senso profondo degli entusiasmi di devozione per il mito della deposizione. Quale amore ha bisogno di sacrifici umani?

Agnus dei. Fiat voluntas sua.

Proprietà sui corpi e sulle menti dei figli nell'ideologia cristiana. Proprietà e sfruttamento delle capacità fisiche e mentali di lavoratori e lavoratrici legati al cordone ombelicale della catena di montaggio nella trasposizione sociale dei rapporti di produzione. E sempre più la riproduzione umana e la produzione di fabbrica tendono ad incontrarsi nella genetica del capitale.

Il matriarcato ci riporta in una condizione che è molto più vicina all'infanzia della storia che ad ogni esigenza di emancipazione attuale. C'è un rischio fortemente autolesivo e di regressione alla condizione umana meno evoluta: quella animale.

La definizione del soggetto in Marx, come è noto, fa riferimento alle tre inscindibili condizioni di essere animale in relazione alla natura, di essere sociale tra simili e di essere consapevole in grado di interagire dialetticamente con il reale[9]. Pertanto, la confutazione orwelliana del marxismo ha buon gioco solo a patto che non si voglia riconoscere come compito fondamentale l'emancipazione degli animali della fattoria dalla loro stessa condizione, che appunto è condizione animale di servaggio, a quella di esseri umani adatti a vivere il sociale. Spicca, anche nella condizione di Pinocchio, il suo differenziarsi, in quanto burattino, dalle altre marionette che, per disposizione creativa, sono mosse dai fili. La distinzione è il preludio alla riuscita del raggiungimento della condizione umana.

 

 

Dall'animale alla storia

 

Marx ed Engels hanno innanzitutto elaborato una concezione dell'uomo per l'uomo. La critica dell'economia politica prende le mosse da un lungo lavoro di preparazione che non si può definire soltanto filosofico. È lo stesso pensatore di Treviri a definire misero l'apporto attuale della filosofia. Non è azzardato dire che la vera natura dell'indagine analitica è, nelle premesse, fisio-affettiva, quindi economica e sociale. La competenza antropologica del giovane Marx precede lo sviluppo della metodologia dialettica e la completa indicandone il fine. La saldatura storica ed epistemologica con la psicoanalisi freudiana è possibile a patto di una rivalutazione della parte più soggettiva della scienza marxista.

Come per Pinocchio, che da burattino di legno diviene bambino in carne ed ossa, anche per il marxismo si tratta di rivoltare, nell'azione storica, la condizione animale, indifferenziata, di produttori di valore (le masse) per l'altrui accumulo di capitale, ad esseri umani capaci di valorizzarsi e governare. Quello che Marx chiama “l’uomo vero” il citoyen, è l'identità matura contrapposta al bourgeois l’individuo egoista[10]. Il superamento dell'alienazione nell'essere umano si attua nel prendere coscienza dell'ambiguità di essere insieme soggetto ed oggetto della propria riproduzione.

Riproduzione fisiologica e riproduzione economica sono presiedute dunque dalle medesime leggi che regolano l’interazione tra la natura e l’essere umano. Ne consegue che la modificazione rivoluzionaria in senso di giustizia sociale inteso come superamento della logica di sfruttamento della valorizzazione del capitale sul lavoro passa necessariamente per un processo di emancipazione complessivo non solo dei rapporti economici, ma anche della qualità dei rapporti affettivi e familiari. La questione sessuale e quella generazionale, non a caso, hanno sempre accompagnato ogni salto in avanti nella storia dell’emancipazione umana. Così pure ogni regressione nell’evolversi delle medesime esperienze è stata caratterizzata dal recupero e dal reinstaurarsi della logica del controllo matriarcale.

Ne è prova l’evoluzione in senso stalinista della rivoluzione dei soviet; in ciò si afferma la natura prevalente dell’anima contadina, e della sua cultura sociale, su quella operaia e bolscevica[11]: proprio i contadini, a giudizio di Trotskij, avevano favorito la vittoria della rivoluzione, gli stessi hanno finito con l’imporre a modello sociale gli stilemi di un comunismo arcaico matriarcale, più di resistenza che di superamento in senso marxista del capitale. D’altra parte, ogni rimozione nelle società avanzate della necessità radicale di trasformazione del modello di riproduzione nel senso del superamento della logica del profitto, comporta contraccolpi inevitabili nel processo oggettivo e soggettivo di distruzione delle risorse ambientali ed umane ai quali è folle pensare di contrapporre la capacità della scienza di sostituirsi alla complessità degli ecosistemi fisici e naturali. Il mito di Frankenstein è complementare a quello cristiano in quanto a distruttività o autodistruttività del sistema di riproduzione umana.

 

Mamma mia, padre Pio. La sessualità in palmo di mano

 Tutto il processo di civiltà si gioca nel risolvere il privato verso il sociale, nella coscienza che non vi è alcunché di personale che non sia anche politico. È questo il riscatto (o il ricatto) dalla mera condizione animale. La questione si pone in tutta la sua evidenza naturale: può una entità vivente, capace di procreare, produrre da sé qualcosa e, al tempo stesso, giungere a rispettare quella cosa con la pari dignità che ha per se stessa?

La madre non può ingannare se stessa: la sua onnipotenza non può essere negata. Nessun creatore potrà mai mettersi sullo stesso piano di ciò che ha creato.

Nascono da qui le fantasie di parti della scienza che sfuggono di mano all'inventore. Frankenstein, or The Modern Prometheus, scritto da Mary Wollstonecraft Shelley a soli diciannove anni, altro non è che l'autobiografia di un inconscio ribelle e giovanile che non sa pensarsi al femminile, per una disposizione di ambivalenza che nelle donne è molto più diffusa di quanto non si voglia accettare; oggettivamente omosessuale è infatti il ruolo sessuale della figlia rispetto a quello della madre; l'ansia di differenziazione o di opposizione può dunque portare ad una identificazione nel corpo maschile, nel quale manifesta inequivocabili stimmate di ferite e di sangue.

L’effettiva condizione omosessuale che regola ogni attinenza di legame tra la donna e l’entità generante, là dove questo rapporto non è vissuto con amore, ma presenta forti caratteri di conflittualità, comporta la prevedibile reazione, da parte della donna, di guadagnare la necessaria soglia di differenza o di opposizione rifiutando l’identificazione nel ruolo femminile, e fantasticando, nel proprio intimo, una affinità con un sé maschile, solo perché questo è altro e diverso da un sesso vissuto come indesiderato e inammissibile. Questo meccanismo può portare all’attribuzione del proprio io ideale su un oggetto maschile attraverso il quale proiettare e realizzare le proprie aspirazioni; oppure, nella perversione delle situazioni più estreme, si assiste ad un vero e proprio esproprio del corpo maschile che viene esibito ad esemplificazione beffarda del fallimento femminile attraverso l’incarnazione, in soggetti reali, del fantasma della donna che si vive in qualità di maschio mancato.

Immaturità e distruttività restano comunque i moventi, sempre in agguato, dell’incapacità di una propria soddisfazione pulsionale. In tali rappresentazioni la  donna espropria ed irride il corpo maschile, ma l’affondo vero del disprezzo è rivolto ad ogni segno che connota il sesso femminile, in particolare modo è messo alla gogna, nel corpo maschile, il flusso mestruale.

Dal punto di vista antropologico è emblematico il riferimento alla costruzione nell’Italia meridionale del mito di Padre Pio. Il personaggio è noto per l’attribuzione  vox populi di poteri guaritivi per via delle stimmate sulle mani. Le mani giunte in preghiera ripropongono ancora il simbolo della purezza verginale del genitale femminile; come nella madonnina, anche le mani sono pertanto passibili, nell’immaginario sanfedista, di coerenze fisiologiche che rimandano alla menorrea. Chi meglio di un uomo che si presume mestruato può attrarre e stimolare la mistica devozione di tante donne che nella loro identità sessuale si sentono mancate? Egli espone i segni visibili della fantasia androgina che presume di accorpare nell'unicità di genere il pleonasmo maschile del fallo e l'epistassi della piaga femminile. Il genere femminile traspone su un oggetto esterno il fallimento della propria accettazione; trasfigura l'incapacità di amarsi in conversione isterica e mistica ostensione della piaga. Negare la differenza nell'indifferenziato è l'espressione più coerente dell'immaturità sessuale per una mancata identificazione.

Anche dal punto di vista psichiatrico il caso dell’isterico di Pietrelcina non ha mancato di sollevare qualche ovvia e doverosa presa di posizione nel campo scientifico a fronte dell’incontrastato clamore avviato dalla chiesa e dai media. Luigi Cancrini, psichiatra del Centro studi di terapia famigliare e relazionale di Roma, avanza la liceità di una diagnosi a partire dalla biografia e dall’autobiografia ufficiale che corredano il processo di canonizzazione del soggetto, e giunge ad una diagnosi di “disturbo istrionico di personalità e trance dissociativa”[12], applicando i criteri standardizzati dal manuale internazionale DSM IV.

Nonostante l’evidenza di una personalità disturbata che negli scritti autografi fantastica di persecuzioni notturne subite ad opera di spiritelli, il frate viene proposto a modello di edificazione pedagogica e, come nel caso della sindone di Torino, è offerto alla suggestione del credo popolare. La scienza del controllo ha imparato da tempo ad assecondare la produzione suggestiva di paradigmi dell’ignoranza popolare. È in ogni caso vero che simili personaggi sono catalizzatori reali delle affezioni fisio-emotive di masse umane, soprattutto femminili, che non accedono ad altri modi di espressione, rappresentazione ed emancipazione sociale. La chiesa e lo Stato del capitale sono fautori interessati e coscienti del mantenimento di larghi strati popolari in un clima di indigenza socio-culturale.



[1] Alice Miller; La persecuzione del bambino, Bollati Boringhieri, 1989, pp. 263-264.

[2] La piovra è il modello del paradigma di mafia. La struttura socio-famigliare è l’affiliazione, come tentacoli, al corpo molle e indifferenziato matriarcale; come la testa della Medusa che ha serpenti per capelli, così i corpi fallici maschili esistono solo in quanto propagini della grande madre. Ovviamente il rapporto tra donne è ancora meno differenziato, meno libero e più doloroso. L’autoreferenza aggressiva è garantita, il mostro matriarcale genera e si nutre di violenza.

[3] La malattia si definisce nel privato; la salute è nel pubblico interesse. La privatizzazione delle strutture socio-sanitarie rivela una centralità della malattia fine a se stessa, il cui valore intrinseco è l’essere merce di mercato.

[4] Secondo Franco Fornari i coinemi sono “iscrizioni geneticamente costruite per far in modo che tutti gli stati del mondo (non solo i reali personaggi familiari, il sesso reale e la nascita e la morte reali, ma tutti gli oggetti del mondo), entrino a far parte di un codice naturale di significazione”.

Franco Fornari; Il codice vivente, Bollati Boringheri, To, 1994, p. 20.

[5] È interessante indagare il rapporto che esiste tra la posizione geografica della penisola italiana, così centrale rispetto al bacino del Mediterraneo, e la sua vocazione a generalizzare, per similitudine ed estensione, all’intero globo i suoi prodotti  storici e sociali. Il riferimento non è solo alla tradizione politica e militare della civiltà romana pre-cristiana che giustifica l’espansione del proprio modello culturale anche per imposizione di conquista con le armi, ma soprattutto all’affermarsi di paradigmi socio culturali successivi e anche recenti, quali la chiesa cattolica romana, il fascismo e la mafia, che hanno continuato ad imporre formidabili condizionamenti linguistici, religiosi e di costume su scala transnazionale. L’estensione di tali effetti non è proporzionale alla forza di imposizione politica diretta dei fenomeni, ma più esattamente al carattere suggestivo e per l’organizzazione di tipo matriarcale che ne connota dall’interno la struttura. In questo flusso prevalente, la novella di Pinocchio rappresenta un correlato fortemente in antitesi  quanto involontario.

[6] Karl Marx, Friedrich Engels; Il Manifesto, suppl. a Il Manifesto quot., marzo 1994, p. 45.

[7] K. Marx; Storia delle teorie economiche, III, To, Einaudi, 1958, p. 468.

[8] La questione del falso e del vero è il filo conduttore dell’intera vicenda morale nella pedagogia che Carlo Lorenzini veicola attraverso Pinocchio (le bugie e i falsi bisogni nel paese dei balocchi). Non a caso fallo, falso e fallire hanno la stessa base fonetica: il falso non è che la negazione del vero fallo in quanto maschile. Nella sostituzione matriarcale del valore fallico (essere, sapere e saper fare), la costruzione del falso valore è data appunto con l’alienante centralità dell’avere (possesso, capitale e denaro). Il difetto di legittimazione sociale è inscindibile  dalla legge di valorizzazione capitalistica, la società dei falsi valori non può che generare conflitto e necessità di controllo.

Così è pure per la religione. Per quanto riguarda la sindone, il valore della reliquia è, ovviamente, puramente simbolico. È un dato storico acquisito che la sindone sia un falso costruito. Non solo per le prove di datazione al carbonio, ma per affermazione della stessa chiesa: Pierre d’Arcis (vescovo di Lirey) scrisse al papa Clemente VII nel 1389 un memoriale dove si riportavano le vicende legate alla prima ostensione della sindone, avvenuta 34 anni prima, e parla della posizione tenuta in merito dal vescovo Enrico di Poitiers suo predecessore (Collection de Champagne, vol. 154, folio 138. Biblioteca Nazionale, Parigi). Ne risulta l’ovvio comportamento di censura dei vescovi e dello stesso papa nei confronti di quello che fu subito riconosciuto come oggetto inedito e falso. Con quattro bolle del 1390, papa Clemente VII permette tuttavia l'ostensione del telo purché ogni volta “si dica ad alta voce, per far cessare ogni frode, che la suddetta raffigurazione o rappresentazione non è il vero Sudario del Nostro Signore Gesù Cristo, ma una pittura o tavola fatta a raffigurazione o imitazione del Sudario”.

L’odierna rivalutazione del valore misterico della sindone è appunto una operazione di strumentale falsificazione.

Luigi Garlaschelli; Processo alla Sindone, Avverbi Edizioni, Roma, p. 16, 1998.

[9] K. Marx, F. Engels; Ideologia tedesca, ed. Istituto Editoriale Italiano, p. 53.

[10] K. Marx; Manoscritti economico-filosofici, (1844), Einaudi, 1949.

[11] Stalin è probabilmente l’interprete legittimo della volontà delle masse popolari nella deriva post leninista. Formatosi in seminario e poi maturato negli eventi rivoluzionari, si trovò spesso in controtendenza rispetto alle interpretazioni leniniste della direzione bolscevica, tanto da rischiare l’uscita dal comitato centrale alla vigilia dell’insurrezione per il suo appoggio agli elementi contrari. Di lui Trotskij scrive: “Egli non figurò nemmeno una volta come relatore nei convegni di partito. Ma parlò almeno una volta nelle grandi adunanze della rivoluzione? Nei documenti e nei ricordi non si è conservata a questo riguardo alcuna traccia”. E ancora: “Davanti ai grandi problemi Stalin batte in ritirata, non per mancanza di carattere, come Kamenev, ma per l'angustia del suo orizzonte e per difetto di immaginazione creatrice". Appunto, questi due difetti ne faranno il baricentro dell’identificazione popolare nella fase inevitabile di riflusso statalista delle masse contadine, giunte ad uno straordinario esordio emancipatorio nella storia, ma non nelle condizioni di realizzare le premesse, né tanto meno di risolvere in quella fase il compito del superamento marxista del dominio capitalistico.

Le citazioni di Trotskij sono alle pp. 315 e 378 della sua Storia della rivoluzione russa, ed. Newton, 1994.

[12] Luigi Cancrini; Perizia psichiatrica su Padre Pio, in Micromega, G.E.L’Espresso, Roma, n. 3, 1999, pp. 194-200.

 

 

 

 

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