Il
parricidio, paradigma del massacro
Giocasta
è la sfinge!
È
il grande merito della psicoanalisi l’aver compreso
che per sapere del presente si debba parlare
dell'infanzia vissuta, fin dalle fasi che precedono il
debutto alla vita. Alice Miller riporta l'acquisizione
scientifica secondo cui i rilevamenti compiuti sul feto
hanno rivelato che sin dai primi attimi di vita il
bambino è in grado di recepire e di apprendere
atteggiamenti sia di tenerezza che di crudeltà; quindi
l'analista svizzera esplicita correttamente la
correlazione tra la personale storia fisiologica e
soggettiva di ciascuno da una parte e la storia
dell'oscurantismo (pedagogia
nera della religione) o del sapere scientifico
dall'altra:
La
prova matematica che Galileo Galilei presentò nel 1613
per convalidare la tesi copernicana, secondo cui era la
terra a ruotare intorno al sole e non viceversa venne
definita 'falsa e assurda' dalla chiesa. Galilei fu
costretto all'abiura, e finì cieco i suoi giorni. Solo
trecento anni dopo, finalmente, la chiesa si decise a
rimediare al suo errore e a cancellare dall'indice gli
scritti di Galilei, lasciando loro libero corso.
Oggigiorno
ci troviamo in una situazione analoga a quella in cui si
trovava la chiesa ai tempi di Galilei; con la differenza
però che la posta in gioco è assai più alta, in
quanto il nostro decidere a favore della verità o
dell'errore avrà conseguenze più pesanti per la
sopravvivenza dell'umanità, rispetto a quelle che
poteva avere nel diciassettesimo secolo. (...) è stato
provato (anche se resta proibito prenderne atto) che le
conseguenze perniciose dei traumi subiti da bambini si
ripercuotono inevitabilmente sull'intera società (…).
I
sentimenti di ira, impotenza, disperazione, desiderio
struggente, paura e dolore – ormai scissi dallo sfondo
che li aveva motivati – continuano tuttavia ad
esprimersi in atti distruttivi rivolti contro gli altri
(criminalità e stermini) o contro se stessi
(tossicomanie, alcolismo, prostituzione, disturbi
psichici, suicidio).
Sfuggiva
ancora alla Miller, come ulteriore estensione della sua
scoperta (estensione tanto ovvia, in relazione alla
premessa, quanto
difficile da accettare data la portata), la
consapevolezza nel delineare la completa responsabilità
del ruolo materno nella determinazione del destino, che
la stessa religione possiede una natura matriarcale e
che, per di più, il potere di influenza affettivo della
madre sul destino dei figli continua con immanente
efficacia anche in età adulta in virtù e ben oltre
l'imprinting dato sull'identità-destino dei (clo)nati
nella progressione gestazione-parto-accudimento.
Tutto
ciò, in estrema sintesi,
era già chiaro nell'enigma della Sfinge,
che uccide impunemente chiunque si accinga alla prova
della verità, finché non viene svelato da Edipo che è
proprio della vita
dell'uomo e del corso del suo destino
che si tratta!
Giocasta
è la sfinge. Beffata sul piano della coscienza nel
ruolo di donna, il suo inconscio realizza il destino in
veste di sfinge divina, emblematica sembianza
dell'anima(le) grande-madre, il cui desiderio è
l'incesto ed il dominio sul genere umano partorito.
Rassegna
degli affetti: mafia, madre patria e malattia
La
storia dell'umanità è stata ed è ancora sagra del ma-s-sacro:
tributo di sangue sull'altare della madre per
compensarne la mancanza e la perdita. È ancora Freud
che afferma che la verità è terapeutica. Essa risolve
la ferocia dell'enigma. Abbiamo il dovere di dire che,
da sempre, la storia è l'imperversare irrisolto alla
coscienza della sacralità
materna: dai giovani offerti nel labirinto al
minotauro, ai morti nelle guerre per la madre
patria, ai campi di sterminio, ai morti sul lavoro o
al cordone della catena di montaggio, alla dipendenza
artificiale della droga, ai fatti di sangue delle
famiglie mafiose (fatti dolorosi, flussi sanguinosi
delle "nostre
cose", cose di mammasantissima).
Fino all'affezione di ogni epidemia come controllo dei
rapporti sociali, all'affermazione di una modalità di
cambiamento famigliare attraverso la malattia e la morte
dell'altro. Ma-lato
è il lato materno di ogni regressione alla
dipendenza forzata e all'allettamento.
Distruttività e cura possono coincidere se da una
sanità sociale (nel pubblico interesse) e
affettivamente disinteressata si passa ad un interesse
privato.
La
salute è pubblica, ma ci si ammala nel privato. Non si
può infatti che essere affetti da una malattia. E
l'affetto è prerogativa privata.
Così
a Tebe l'epidemia segnala l'affermarsi dell'incesto.
Le connessioni linguistiche, come le libere associazioni
di senso, ingenuamente registrano i clamorosi misfatti
del matriarcato. Sulla base della psicolinguistica
lacaniana o della coinematica di Franco Fornari
è un esercizio istruttivo quello di isolare il fonema ma...
e studiarne i possibili abbinamenti di senso su un
comune dizionario. Non vale l’obiezione sul rigore
esegetico dell’etimologia: ogni associazione del senso
è contiguità psico-neuronale, traccia chimica di un
cortocircuito pulsionale, è libera
associazione nel senso freudiano che rifugge da ogni
logica strutturale; come il senso, diverge da ogni
descrizione. L’onirico irrompe nel linguaggio, non
solo come eccezione del sogno, dell’errore o della
psicosi: le parole sono già descrittori fedeli del vero
al di qua di ogni intenzione. Come i miti, si inventano
da sé, sulla base del reale.
L'azienda
madre e le azioni filiali
Il
controllo sul destino dei figli è immediatamente
produzione di controllo economico e sociale. La nazione,
ossia il luogo in cui si vuole identificare la propria
nascita non si chiama forse madre
patria? Nella retorica, il significante della
italianità si ripropone nell'unità genitoriale, ma
declinato al femminile (patria).
Perché il suolo
divenga sacro
occorre che molto sangue sia versato (massacro).
Anche
il paradigma capitalista deve buona parte del suo
connotato di alienazione alla coerenza di ispirazione
matriarcale. Nel comune linguaggio finanziario è banale
constatare fino a che punto l'azienda
madre possegga e controlli le
azioni delle filiali. Il riferimento alla dipendenza
nel lavoro, per esempio nell'esemplificazione della
catena di montaggio della produzione, non allude forse
al cordone ombelicale o allo storico servaggio dei figli
verso il genitore? È quanto mai opportuna una rilettura
in questa chiave di dialettica biologica delle leggi sul
valore dell'essere, dell'avere e dei modi di produzione.
Si può rintracciare la genetica della proprietà
privata nella determinazione al possesso operata dalla
madre; e si fa chiarezza, finalmente,
sull’impossibilità di prefigurare una transizione
verso il comunismo senza una rivoluzione sessuale. Non
il comunismo arcaico a cui tanti hanno creduto,
timorosi della stessa rivoluzione industriale; ma l'idea
marxista di superamento, nell'emancipazione
dell'individuo sociale, dell'alienazione imposta dalla
dittatura borghese.
Nell'intuizione
di Engels l'origine della famiglia ha molto a che fare
con lo sviluppo della proprietà privata e della sua
forma pubblica e plurale. È interessante reinterpretare
i rapporti di sfruttamento e l'incapacità di rispetto
umano come proiezione sociale della mancanza di
riconoscimento dell'autonomia e dei bisogni dei figli
nel dettato matriarcale.
Almeno
formalmente nel Manifesto
di Marx ed Engels
si legge:
Ci
rimproverate voi di voler abolire lo sfruttamento dei
figli da parte dei loro genitori? Noi questo delitto lo
confessiamo.
Non
si tratta di speculazioni della sovrastruttura. Il
primato dell'economia è secondo solo a quello della
fisiologia e dei bisogni affettivi. La delega,
l'obbedienza passiva verso il dominio, l'attitudine a
subire la legge naturale
dello sfruttamento sono la disposizione in fase
secondaria e sociale di uno stile degli affetti
famigliari basato sul possesso privato del corpo e dello
spirito dei figli da parte dei genitori: la madre in
qualità di identità gerente e il padre nella funzione
di reclusore, portinaio della prigione. La proporzione
di abuso sui figli traspone la fisica del ruolo di
genitore nella metafisica di dio e padrone.
La
religione capitale
La
religione cristiana è il credo religioso più
congeniale al capitale. Nel lavoro che avrebbe dovuto
costituire il libro quarto del Capitale,
lo stesso Marx torna a ribadire che
Il
cristianesimo è la religione specifica del capitale.
(...) Per l'uno tutto dipende dal fatto se egli [l'uomo]
ha fede [se è credente],
per l'altro se ha credito. Oltre a ciò, nel primo si
aggiunge la grazia, nel secondo il caso, se egli è nato
ricco o no [la garanzia].
Il
capitale in realtà non afferma nulla di virtuale quando
conferma l'ideologia cristiana a sostegno morale
dell'ideologia del profitto: gli viene facile
programmare la mistificazione in quanto è esso stesso
alienato ed alienante.
Necessità
del controllo, mantenimento dei privilegi e uso
obbligato della tecnologia sono i veri motivi ispiratori
del processo di mondializzazione dell'economia a cui
stiamo assistendo. Il fenomeno non riguarda solo gli
aspetti economici; ad un aumento spropositato della
ricchezza e del sapere corrisponde un bisogno di
sfondare, in modo programmato, verso il basso le
condizioni di vita di intere popolazioni (in consistente
misura anche nei paesi avanzati) al fine di ridurre i
costi di produzione e per rendere ancora proficuo il
ciclo di valorizzazione del capitale secondo le sue
leggi di mercato.
Gli
aspetti di gestione culturale della popolazione sono
programmati di conseguenza. Una cultura ludica o
parziale o comunque improntata alla mediocrità è
quanto di più compatibile il potere economico si può
oggi augurare. Reinvestire nel potere di addormentamento
delle coscienze, di integrazione ed asservimento tipico
della funzione sociale della religione è quasi un
percorso obbligato per i poteri forti che gestiscono,
per i loro interessi, l'insieme delle relazioni sociali.
Il paese della
cuccagna è anche il paese dell’inganno e
dell’illusione.
In
questo contesto appare logico lo sforzo che la Fondazione
Agnelli attua da tempo per valorizzare, in termini
di sacralità, la centralità della multinazionale
torinese a cui fa capo. Il restauro ideologico e
l'ostensione mass-mediatica della Sacra
Sindone ne è l'esempio più eclatante. L'uso
massiccio e spregiudicato dei media per fare di uno dei
più noti simboli dell'oscurantismo e dell'attitudine
alla falsificazione storica propria della chiesa di Roma
un nuovo oggetto di culto suggestivo, dimostra quanto
verosimilmente oggi si possa parlare di media-evo
e di falsismo,
proprio per la tendenza dilatata alla falsificazione
virtuale che la necessità del controllo impone a fronte
delle aumentate potenzialità di emancipazione.
E
per ironia tragica della sorte è occorso un evento che
conferma la sostanziale immanenza di questa identità:
il 14 dicembre 1997, domenica, giorno del signore,
giusto all'età di trentatre
anni moriva Agnelli junior nipote di Giovanni. Non è
solo una fatalità, è una tragica coerenza.
Il
valore suggestivo della sindone è in ciò che essa
rappresenta simbolicamente nella qualità insieme di
lenzuolo, placenta e sudario.
La suggestione trova conferma nella volontà di possesso
che la madre cristiana, più di ogni altra, attua sul
corpo del figlio. Il figlio è esistito ed esiste come fallo
della madre (ad edificazione della mancanza: la falla).
Il suo corpo è il fallo autoprodotto dalla madre. La possessione
in quanto ossessione del possesso si perpetuerà quindi,
con tutti i precetti morali, sul fallo bambino. Fino
all'estremo limite in cui egli può diventare uomo. In
questa proprietà matriarcale e ginocentrica trova il
suo fondamento tutta la teologia cristiana, come pure la
genetica della proprietà privata nella trasposizione
del sociale.
Trentatré
anni sono un limite che non si può ignorare: o il
figlio diventa uomo e si avvia al suo debutto affettivo
e sociale o la sua vita viene negata nella sua essenza
più estrema. Nella mistica dolorosa della madre
cristiana il figlio arriverà a lasciare l'impronta nel
sudario placenta nel quale lo ha soffocato, pur di non
doversene staccare. C'è di che vantarsi di tanta
dedizione! La suggestione trova così in questa
appartenenza ostinata il fondo della sua materialità
per generare consenso nelle masse di pii fedeli. Una
sindrome di immaturità e di sadiche passioni rivela il
senso profondo degli entusiasmi di devozione per il mito
della deposizione. Quale amore ha bisogno di sacrifici
umani?
Agnus
dei. Fiat voluntas
sua.
Proprietà
sui corpi e sulle menti dei figli nell'ideologia
cristiana. Proprietà e sfruttamento delle capacità
fisiche e mentali di lavoratori e lavoratrici legati al
cordone ombelicale della catena di montaggio nella
trasposizione sociale dei rapporti di produzione. E
sempre più la riproduzione umana e la produzione di
fabbrica tendono ad incontrarsi nella genetica del
capitale.
Il
matriarcato ci riporta in una condizione che è molto
più vicina all'infanzia della storia che ad ogni
esigenza di emancipazione attuale. C'è un rischio
fortemente autolesivo e di regressione alla condizione
umana meno evoluta: quella animale.
La
definizione del soggetto in Marx, come è noto, fa
riferimento alle tre inscindibili condizioni di essere
animale in relazione alla natura, di essere
sociale tra simili e di essere
consapevole in grado di interagire dialetticamente
con il reale.
Pertanto, la confutazione orwelliana del marxismo ha
buon gioco solo a patto che non si voglia riconoscere
come compito fondamentale l'emancipazione degli animali
della fattoria dalla loro stessa condizione, che appunto
è condizione animale di servaggio, a quella di esseri
umani adatti a vivere il sociale. Spicca, anche nella
condizione di Pinocchio, il suo differenziarsi, in
quanto burattino, dalle altre marionette che, per
disposizione creativa, sono mosse dai fili. La
distinzione è il preludio alla riuscita del
raggiungimento della condizione umana.
Dall'animale
alla storia
Marx
ed Engels hanno innanzitutto elaborato una concezione
dell'uomo per l'uomo. La critica dell'economia politica
prende le mosse da un lungo lavoro di preparazione che
non si può definire soltanto filosofico. È lo stesso
pensatore di Treviri
a definire misero l'apporto attuale della filosofia. Non
è azzardato dire che la vera natura dell'indagine
analitica è, nelle premesse, fisio-affettiva, quindi
economica e sociale. La competenza antropologica del
giovane Marx precede lo sviluppo della metodologia
dialettica e la completa indicandone il fine. La
saldatura storica ed epistemologica con la psicoanalisi
freudiana è possibile a patto di una rivalutazione
della parte più soggettiva della scienza marxista.
Come
per Pinocchio, che da burattino di legno diviene bambino
in carne ed ossa, anche per il marxismo si tratta di
rivoltare, nell'azione storica, la condizione animale,
indifferenziata, di produttori di valore (le masse) per
l'altrui accumulo di capitale, ad esseri umani capaci di
valorizzarsi e governare. Quello che Marx chiama
“l’uomo vero” il citoyen,
è l'identità matura contrapposta al bourgeois
l’individuo egoista.
Il superamento dell'alienazione nell'essere umano si
attua nel prendere coscienza dell'ambiguità di essere
insieme soggetto ed oggetto della propria riproduzione.
Riproduzione
fisiologica e riproduzione economica sono presiedute
dunque dalle medesime leggi che regolano l’interazione
tra la natura e l’essere umano. Ne consegue che la
modificazione rivoluzionaria in senso di giustizia
sociale inteso come superamento della logica di
sfruttamento della valorizzazione del capitale sul
lavoro passa necessariamente per un processo di
emancipazione complessivo non solo dei rapporti
economici, ma anche della qualità dei rapporti
affettivi e familiari. La questione sessuale e quella
generazionale, non a caso, hanno sempre accompagnato
ogni salto in avanti nella storia dell’emancipazione
umana. Così pure ogni regressione nell’evolversi
delle medesime esperienze è stata caratterizzata dal
recupero e dal reinstaurarsi della logica del controllo
matriarcale.
Ne
è prova l’evoluzione in senso stalinista della
rivoluzione dei soviet; in ciò si afferma la natura
prevalente dell’anima contadina, e della sua cultura
sociale, su quella operaia e bolscevica:
proprio i contadini, a giudizio di Trotskij, avevano
favorito la vittoria della rivoluzione, gli stessi hanno
finito con l’imporre a modello sociale gli stilemi di
un comunismo arcaico matriarcale, più di resistenza che
di superamento in senso marxista del capitale. D’altra
parte, ogni rimozione nelle società avanzate della
necessità radicale di trasformazione del modello di
riproduzione nel senso del superamento della logica del
profitto, comporta contraccolpi inevitabili nel processo
oggettivo e soggettivo di distruzione delle risorse
ambientali ed umane ai quali è folle pensare di
contrapporre la capacità della scienza di sostituirsi
alla complessità degli ecosistemi fisici e naturali. Il
mito di Frankenstein è complementare a quello cristiano
in quanto a distruttività o autodistruttività del
sistema di riproduzione umana.
Mamma
mia, padre Pio. La sessualità in palmo di mano
Tutto
il processo di civiltà si gioca nel risolvere il
privato verso il sociale, nella coscienza che non vi è
alcunché di personale che non sia anche politico. È
questo il riscatto (o il ricatto) dalla mera condizione
animale. La questione si pone in tutta la sua evidenza
naturale: può
una entità vivente, capace di procreare, produrre da
sé qualcosa e, al tempo stesso, giungere a rispettare
quella cosa con la pari dignità che ha per se stessa?
La
madre non può ingannare se stessa: la sua onnipotenza
non può essere negata. Nessun creatore potrà mai
mettersi sullo stesso piano di ciò che ha creato.
Nascono
da qui le fantasie di parti della scienza che sfuggono
di mano all'inventore. Frankenstein,
or The Modern Prometheus, scritto da Mary
Wollstonecraft Shelley a soli diciannove anni, altro non
è che l'autobiografia di un inconscio ribelle e
giovanile che non sa pensarsi al femminile, per una
disposizione di ambivalenza che nelle donne è molto
più diffusa di quanto non si voglia accettare;
oggettivamente omosessuale
è infatti il ruolo sessuale della figlia rispetto a
quello della madre; l'ansia di differenziazione o di
opposizione può dunque portare ad una identificazione
nel corpo maschile, nel quale manifesta inequivocabili
stimmate di ferite e di sangue.
L’effettiva
condizione omosessuale che regola ogni attinenza di
legame tra la donna e l’entità generante, là dove
questo rapporto non è vissuto con amore, ma presenta
forti caratteri di conflittualità, comporta la
prevedibile reazione, da parte della donna, di
guadagnare la necessaria soglia di differenza o di
opposizione rifiutando l’identificazione nel ruolo
femminile, e fantasticando, nel proprio intimo, una
affinità con un sé maschile, solo perché questo è
altro e diverso da un sesso vissuto come indesiderato e
inammissibile. Questo meccanismo può portare
all’attribuzione del proprio io ideale su un oggetto
maschile attraverso il quale proiettare e realizzare le
proprie aspirazioni; oppure, nella perversione delle
situazioni più estreme, si assiste ad un vero e proprio
esproprio del corpo maschile che viene esibito ad
esemplificazione beffarda del fallimento femminile
attraverso l’incarnazione, in soggetti reali, del
fantasma della donna che si vive in qualità di maschio
mancato.
Immaturità
e distruttività restano comunque i moventi, sempre in
agguato, dell’incapacità di una propria soddisfazione
pulsionale. In tali rappresentazioni la
donna espropria ed irride il corpo maschile, ma
l’affondo vero del disprezzo è rivolto ad ogni segno
che connota il sesso femminile, in particolare modo è
messo alla gogna, nel corpo maschile, il flusso
mestruale.
Dal
punto di vista antropologico è emblematico il
riferimento alla costruzione nell’Italia meridionale
del mito di Padre Pio. Il personaggio è noto per
l’attribuzione vox
populi di poteri guaritivi per via delle stimmate
sulle mani. Le mani giunte in preghiera ripropongono
ancora il simbolo della purezza verginale del genitale
femminile; come nella madonnina, anche le mani sono
pertanto passibili, nell’immaginario sanfedista, di
coerenze fisiologiche che rimandano alla menorrea. Chi
meglio di un uomo che si presume mestruato può attrarre
e stimolare la mistica devozione di tante donne che
nella loro identità sessuale si sentono mancate? Egli
espone i segni visibili della fantasia androgina che
presume di accorpare nell'unicità di genere il
pleonasmo maschile del fallo e l'epistassi della piaga
femminile. Il genere femminile traspone su un oggetto
esterno il fallimento della propria accettazione;
trasfigura l'incapacità di amarsi in conversione
isterica e mistica ostensione della piaga. Negare la
differenza nell'indifferenziato è l'espressione più
coerente dell'immaturità sessuale per una mancata
identificazione.
Anche
dal punto di vista psichiatrico il caso dell’isterico
di Pietrelcina non ha mancato di sollevare qualche ovvia
e doverosa presa di posizione nel campo scientifico a
fronte dell’incontrastato clamore avviato dalla chiesa
e dai media. Luigi Cancrini, psichiatra del Centro studi
di terapia famigliare e relazionale di Roma, avanza la
liceità di una diagnosi a partire dalla biografia e
dall’autobiografia ufficiale che corredano il processo
di canonizzazione del soggetto, e giunge ad una diagnosi
di “disturbo istrionico di personalità e trance
dissociativa”,
applicando i criteri standardizzati dal manuale
internazionale DSM IV.
Nonostante
l’evidenza di una personalità disturbata che negli
scritti autografi fantastica di persecuzioni notturne
subite ad opera di spiritelli, il frate viene proposto a
modello di edificazione pedagogica e, come nel caso
della sindone di Torino, è offerto alla suggestione del
credo popolare. La scienza del controllo ha imparato da
tempo ad assecondare la produzione suggestiva di
paradigmi dell’ignoranza popolare. È in ogni caso
vero che simili personaggi sono catalizzatori reali
delle affezioni fisio-emotive di masse umane,
soprattutto femminili, che non accedono ad altri modi di
espressione, rappresentazione ed emancipazione sociale.
La chiesa e lo Stato del capitale sono fautori
interessati e coscienti del mantenimento di larghi
strati popolari in un clima di indigenza
socio-culturale.