Quante
vuote spiagge
Ho
passato
Vane
di speranza
E
limiti assurdi
In
passato ho temuto
Lacerare
il diaframma
Fra
impeto e infinito
Che
mai sia
Rendessero
vana
L'essenza
secreta
Dei limiti miei
veri
E
sconosciuti
Sconosciuti
ai solventi della ragione
(sì
che mi hanno corroso)
È così
che io venni
Alla
conquista dei boschi
Sempreverdi
Pupazzo
di sabbia
Friabile
rena
Dialetto
di mare
Brezza
di niente
Fin qui
sotto il monte
Dove
il piano è piatto e greve
Ma del
bosco solo l'ombra
Neanche
di resina l'odore
Ombra
in squadra
Con
recinti privati
Privati
di tutto
(quasi
di niente)
E
piante poi anche tante:
Piante
di Ebéti
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