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Incontri con l’autore Venerdì, 8 Dicembre 2006 Dalle ore 21,00 |
Via degli Zabarella, 23 Contrada Antenore, Padova |
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ECNOLOGIA DELLA GIOIAAPPELLO PER UN MANIFESTO IDEALE DEL REALE
Le logiche del senso e del sensuale da Epicuro a Marx
Incontro con
Diego Fusaro
coordina
Sergio Martella
Il
Sapere e l'Istinto
tramano da tempo per la costruzione di un'etica della felicità non più
accidentale, ma consapevole. Le scienze umane della soggettività, filosofia e
psicoanalisi in primo piano, hanno individuato i luoghi di contatto tra
razionalità ed inconscio, attraverso i quali è possibile capire e progettare
la realtà senza escludere l'irruente contributo dell'irrazionale.
La
pretesa modernità
ha espresso solo una pallida illusione di razionalità progettuale. Come la
linearità cartesiana nei confronti della logica quantistica, l'ingenua
semplificazione del moderno limita il campo descrittivo allo spettro visibile
della percezione e della comunicazione umana. Irrisolti, liberi di imperversare
sono rimasti i territori dell'inumano, i fantasmi selvaggi della religione, le
trame suggestive e sanguinarie dell’antica violenza matriarcale che presiedono
ai comportamenti più aggressivi ed autodistruttivi dell'affezione umana.
Il
post moderno ha
preteso di negare la necessità del conflitto (tra classi e generazioni)
inglobando la comunicazione nel
sacco cibernetico.
Rana
rupta et bos: l’esistenza non è riducibile al profitto.
Ricomincia
da Epicuro il
giusnaturalismo di una legittimazione del soggetto emancipato dal possesso degli
dei. Mentre il principio dinamico di avvicendamento degli opposti riconduce
l'illusione del monadismo virtuale all'estrema materialità del confronto nella
dialettica marxiana. L'immaterialità del tecnologico è solo una metafora della
complessità dell'essere, l'ennesima oggettivazione di ciò che è implicito
nell'uomo: l'inconscio è relazione virtuale, e tuttavia efficace. Il mito della
caverna di Platone si risolve per sempre nel fluire telematico della rete.
Divenuto a sua volta luogo di transito, l’interno non può negare l’esterno.
Si
infrange, così,
anche ogni velleità di nuove schiavitù.